La casa tipica di Nurachi

Il discorso sull'architettura edile spontanea è sempre fascinoso e offre, con frequenza, spunti nuovi e prospettive inattese e sorprendenti. Questo perché tale architettura non offre uno schema fisso e chiaro, ma sempre, di volta in volta, nuove intuizioni e originali soluzioni dovute a svariati fattori.

Questi fattori vanno ricercati specialmente nel campo economico, nella validità delle maestranze, nella varietà del materiale da costruzione più facilmente reperibile.

Per il Campidano di Oristano si può risalire a quella originalissima divisione di esso in età giudicale: Il Campidano Maggiore, il Campidano Minore e quello di parte Milis. Mentre per i paesi dei due campidani la tecnica si riduce ad una sola, quella del mattone crudo, per l'altro campidano si profila la presenza della pietra che implica una nuova tecnica ed una nuova visione più varia e matura sotto il profilo architettonico.

La casa padronale di Nurachi con la corte e coi locali ad essa connessi è suddivisa in due aree ben definite: la prima, che comprende la casa, i locali a servizio della casa ed un cortile, il tutto completamente racchiuso entro muri di mattoni crudi, e la seconda, che comprende un cortile retrostante che fungeva di solito da orto.
 
Planimetria casa padronale di Nurachi

La struttura portante della casa e dei locali ad essa connessi è costituita con fondazioni di pietrame legato da una malta di fango (raramente con malta di calce), le murature in mattone crudo 'ladrini' gli stipiti e gli architravi delle porte e delle finestre della casa sono realizzati in pietra lavorata (arenaria, più raramente basalto) mentre gli architravi delle porte e finestre dei locali connessi alla casa sono realizzati con travi di legno (ginepro o olivastro), le coperture sono realizzate in cannicciato 'cannizzada' poggiato su orditura di travi e travicelli di legno (solitamente castagno). Il cannicciato era ricoperto di un manto di copertura realizzato con coppi; la parte del cannicciato prospettante all'interno della casa era rivestito con un manufatto di canne intrecciate a mò di tappeto 'orriu'. Questo rivestimento era presente in tutte le stanze tranne che nelle cucina per permettere la fuoriuscita dei fumi e dei vapori tramite il cannicciato.

Il prospetto della casa di solito segue l'andamento della via sulla quale prospetta. Le case padronali, per simboleggiare la raggiunta solidità economica, arricchivano la tipologia dell'edificio con l'aggiunta di un corpo rialzato; infatti, questa scansione del ritmo orizzontale degli edifici è solo in funzione economica.
 
Case tipiche di Nurachi

L'elemento che appare tra l'ultimo scorcio del secolo XVIII e gli albori del XIX (protraendosi sino al XX secolo) è detto 'su sostru'. E' un piano rialzato che occupa un solo lato dell'edificio e presenta una o due finestre (di dimensioni inferiori a quelle del piano terra) ed ha un modesto sviluppo verticale arricchito dal tetto a doppio spiovente coperto in coppi, con cornice aggettante sulla quale essi costituiscono una dentellatura.

Questa zona alta dell'edificio è riservata a gineceo o a deposito di particolari derrate alimentari.

Spesso al piano terra, nella zona dove si ergeva la modesta scaletta al 'sostru', sempre munita di ringhiera in legno, era posto un letto destinato al riposo del maggiore dei figli maschi.

Così questi diventava custode del gineceo e vietava sia l'accesso ad esso, sia l'evasione delle donne verso la corte per eventuali incontri erotico-sentimentali.
 
Casa con "su sostru"

Nella casa una porta mette in comunicazione questa stanza con quella al piano terra de 'su sostru'.

Tutte le stanze al piano terra sono intercomunicanti.

La disposizione dei vani era in funzione della comune, 'sa sala', che oltre all'ingresso era straforata da altre due o più porte laterali e da un porta in asse con quella d'ingresso.

Le stanze laterali (due o quattro) erano tipiche di rappresentanza, ma non per questo perdevano la caratteristica di stanze da letto per la costante presenza di questo o nell'una o nell'altra o in tutte.

L'altro elemento tipico dell'arredamento era il monumentale telaio sardo, in legno scuro, dipinto ad olio in vivaci colori e decorato dei fastigi dai galletti che drizzavano una gran cresta sul piccolo capo.

Dalla parte della parete di fondo si entra in una vasta stanza che sbocca nel cortile con la porta in asse a quella della sala.
 
Sa scraria

Questa stanza di disimpegno era adibita alla conservazione e all'esposizione de 'sa scraria' (tutto l'insieme degli oggetti in vimini e in giunchi destinati alla panificazione). Ad un lato della stanza era posta la tavola per il pane: un lungo, largo e massiccio tavolo di castagno, sempre coperto da una candida tovaglia in lino che la massaia provvedeva a sostituire non appena su di essa appariva qualche macchia.

Questa stanza era pur riservata alla lavorazione del pane, specialmente nella stagione estiva, perché durante la stagione fredda, autunno e inverno, la massaia spostava il tavolo sovente in cucina dove la presenza del cammino consentiva alla massa della farina una più rapida lievitazione.

Nella stanza, oltre al tavolo per la lavorazione del pane, di fronte ad esso era posta una piccola panca in pietra (basalto o trachite) sulla quale si allineavano le brocche contenenti l'acqua potabile. Ogni brocca era munita di tappo in sughero avvolta da una pezzuola di candido lino.

Nella cucina, comunicante con la stanza del pane e munita di una finestra che dava sulla corte, era situato il cammino posto in un angolo, 'sa ziminera', e i fornelli all'angolo opposto.

Non sempre erano due gli ambienti in comunicazione con la stanza de 'sa scraria', perché sovente la cucina occupava solo un vasto ambiente traforato da una porta ed una finestra verso la corte.

Al lato opposto della cucina era un altro ambiente illuminato dalla porta. Di fronte al prospetto della cucina una stretta fascia della corte separava quest'ultima dal frantoio e dai locali ad esso annessi destinati ad uso agricolo o a deposito di botti e damigiane.

All'esterno di questi locali, e da essi separati da una grossa striscia della corte, era posta la stalla per i cavalli e quella per i buoi ed il fienile.
 
Portale

Il grande spiazzo della corte offriva da un lato l'ingresso col vasto portale profilato in arenaria e con architrave di sovente in travi di castagno o ginepro, più raramente in pietra arenaria. Questo era un loggiato vasto dal quale si accedeva alla corte, mentre l'estremo lato della corte (destro o sinistro) era destinato a unico spazio igienico valido per tutta la casa.

Dalla corte, inoltre, si accedeva ad un area retrostante ben più vasta che veniva utilizzata come orto.

(da una relazione del prof. Peppetto Pau)
torna all'inizio del contenuto